Pubblicato il numero 68(2/2017) della Rivista “Teresianum”

70 anni fa, la rivista Ephemerides Carmeliticae fu fondata per promuovere una riflessione approfondita sulla vita e sulla dottrina del Carmelo in seno alla Facoltà di Teologia dei santi Teresa di Gesù e Giovanni della Croce, che diverrà “Pontificia” nel 1963 e che prenderà il nome “Teresianum” a partire dal 1982, in occasione del quarto centenario della morte di Teresa. Nello stesso tempo, la rivista adottò il nome Teresianum, rimasto identico fino ad oggi. In un contesto teologico e culturale assai diverso, la nostra missione rimane ancora quella di manifestare le potenzialità teologiche, particolarmente degli autori carmelitani. Ulteriori informazioni… 

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 Contenuto del numero 68(2017/2)

Adrian Attard, ocd, Cristologia e antropologia: nodo fondamentale per l’antropologia teologica

RIASSUNTO: Nella mediazione reciproca tra cristologia e antropologia permane il pericolo di oscillare tra un antropocentrismo riduttivo della cristologia al solo aspetto funzionale e un cristomonismo riduttivo dell’antropologia, per il quale tutto ciò che si potrebbe dire sull’uomo lo si sa solo in Cristo, escludente una previa antropologia. Simile difficoltà va attribuita alla carenza della prospettiva metafisica, in cui è possibile ritrovare il principio che fonderebbe una complementarità tra cristologia e antropologia. La proposta sistematica conclusiva su tale rapporto riguarda una metafisica dell’amore, centrata sul riferimento dell’essere e sulla persona di Cristo, intesa quale persona filiale e perciò relazionale.

 

Jean-Baptiste Lecuit, ocd, La nostra salvezza è infallibilmente decisa o infinitamente desiderata? Sfida spirituale e pastorale di una questione teologica

RIASSUNTO: La nostra epoca in Occidente è segnata da una generalizzata forma di indifferenza alla buona notizia dell’amore di Dio manifestato in Gesù Cristo. Essendo il desiderio il contrario dell’indifferenza, si presenta l’opportunità, per rispondere al problema da essa costituito, di interrogarsi sulla relazione tra l’essere umano e Dio in quanto questa implica il desiderio di comunione nell’amore. Nel presente articolo la domanda si apre prima di tutto sulla salvezza che Dio ci invita a desiderare, poi sulla stessa salvezza in quanto non solo voluta, ma desiderata da Dio. Mostra come malgrado il parere contrario di Agostino e Tommaso d’Aquino, una corrente ininterrotta di Padri della Chiesa, di mistici e di teologi non ha smesso di riconoscere e annunciare un tale desiderio, in maniera sempre più insistente. Una volta esposto questo fatto poco conosciuto, ne sono stabiliti il significato e le importanti conseguenze teologiche e spirituali. La tesi principale è che la nostra salvezza non sia decisa infallibilmente da Dio, ma sia da Lui infinitamente desiderata. Lo sviluppo porta a proporre piste di riflessione e d’azione concernenti il problema dell’indifferenza.

 

Bénédicte Bouillot, « L’Incarnation change tout » : corps et imago Dei chez Edith Stein. Confrontation avec saint Augustin

RÉSUMÉ : La foi chrétienne dans l’incarnation divine et la résurrection de la chair vient bouleverser, dès les premiers siècles de l’ère chrétienne, des représentations de l’homme largement héritées du platonisme et du néo-platonisme, qui tendent à dévaluer le corps. Saint Augustin s’emploie ainsi à élaborer une anthropologie qui prenne acte de la dignité du corps, en le considérant non plus comme prison de l’âme, mais comme constitutif, pour l’éternité, de l’identité subjective. Pour autant, il ne parvient pas à intégrer véritablement la dimension corporelle dans sa pensée de l’imago Trinitatis. Edith Stein quant à elle, à l’appui de sa phénoménologie du corps propre, n’hésite pas à affirmer que la triade corps, âme et esprit peut être envisagée comme une unité trinitaire, posant ainsi « l’humain tout entier », et pas seulement l’âme (mens), comme image de la Trinité. Elle prolonge ainsi d’une manière audacieuse la réflexion elle-même très audacieuse en son temps du Père latin. La confrontation de ces deux pensées permet d’affirmer que si « l’Incarnation change tout », comme l’affirme Merleau-Ponty, elle n’a pas été pensée jusqu’au bout, elle peut et doit l’être en effet toujours davantage.

 

Lukasz Strzyż-Steinert, ocd, Die Analogia-entis- und Bild-Problematik bei Erich Przywara. Mit Blick auf Edith Stein

ZUSAMMENFASSUNG: In ihrem Werk Endliches und ewiges Sein betont Edith Stein den regen Gedankenaustausch mit Erich Przywara, der auf ihre philosophische Fragestellung nach der Konversion eingewirkt hat. Darüber hinaus verweist sie auf die Überschneidungen und Differenzen zwischen ihrer Seinslehre mit Przywaras religionsphilosophischen Hauptwerk Analogia Entis I. Der Artikel zeichnet die Entwicklung und das Grundanliegen von Przywaras Analogielehre, die sich durch die Hervorhebung des Unähnlichkeitsmomentes im Verhältnis zwischen Gott und Welt auszeichnet. Vor allem die Konsequenzen der so interpretierten analogia entis für das Bild-Verhältnis zwischen Gott und Welt werden aufgezeigt. Schließlich wird Przywaras Deutung von Steins philosophischen Anliegen und ihrer Gestalt aus dem Standpunkt seiner Analogielehre dargestellt, sowie einige Interpretationen seiner Sichtweise vorgeschlagen.

 

Valentina Gaudiano, Stein e Hemmerle in dialogo: percorsi di ontologia trinitaria

RIASSUNTO: Il saggio intende analizzare lo sguardo metodologico di Edith Stein nei confronti dell’ontologia per evidenziarne i tratti indicativi di un discorso aperto al ripensamento dell’ontologia stessa in termini trinitari. Il percorso dell’autrice in Essere finito e essere eterno, con particolare attenzione all’analogia entis, evidenzia la relazione tra essere finito e infinito che si esprime in una presenza dell’immagine trinitaria all’interno del creato, pur in forma imperfetta. Solo l’essere umano individuale, in quanto essere spirituale, si avvicina maggiormente alla Trinità e può fare esperienza di inabitazione della Trinità. Klaus Hemmerle diventa allora l’interlocutore che prova a sviluppare tale discorso descrivendo una ontologia che vuol essere dapprincipio trinitaria. Nelle Tesi di Ontologia trinitaria egli delinea i tratti essenziali della medesima, riconducibili primariamente al modello pericoretico della vita intratrinitaria: è nel reciproco donarsi delle tre divine Persone, perdendosi a se stesse per far essere le altre, che si esprime l’unitarietà dell’essere molteplice. Luogo d’eccellenza per rinvenire questa traccia trinitaria è la vita di comunione tra le persone. Si può, allora, dire che l’operazione della Stein pone un tassello inevitabile e irrinunciabile nel mosaico di un’ontologia trinitaria, mentre Hemmerle ha il merito di averla chiaramente tematizzata e ulteriormente sviluppata.

 

Fabio Iacovacci, Fondamenti per una metafisica dell’amore. Hannah Arendt e Agostino a confronto

RIASSUNTO: L’obiettivo del presente contributo è quello di indagare sul significato di alcune categorie, usate da Agostino di Ippona, al fine di far emergere la loro incidenza nella speculazione di una grande pensatrice moderna, quale è stata Hannah Arendt. Ci si addentra nelle profondità del pensiero arendtiano attraverso l’analisi di alcuni testi tratti dalla dissertazione dottorale sul concetto d’amore in Agostino (1929). Mediante questo confronto diviene possibile, in particolare, porre in evidenza la profonda relazione che sussiste tra il concetto agostiniano di creaturalità e quello arendtiano di natalità che, per la pensatrice, fonda l’agire etico dell’uomo. In una cornice di spessore antropologico tale relazione viene analizzata gradualmente, procedendo dal piano individuale a quello sociale, e facendo emergere la profondità della teoria arendtiana dell’azione che acquista senso e pienezza nella dimensione comunitaria.

 

Hugues Didier Le Carmel espagnol et la mystique musulmane. Un thème historiographique bien embrouillé, de Ángel Ganivet à l’Abbé Miguel Asín Palacios et au-delà

RÉSUMÉ : L’article s’intéresse surtout à deux chercheurs, le prêtre catholique M. Asín Palacios et la professeure portoricaine L. López-Baralt, et leur manière de concevoir l’influence de la mystique islamique sur le Carmel espagnol, en particulier sur Thérèse d’Avila et Jean de la Croix. Asín Palacios souligne d’abord l’influence chrétienne et néo-platonicienne sur l’islam et ses représentants mystiques (l’islam comme hérésie chrétienne), pour ensuite – sur cette base – aborder l’influence islamique sur le Carmel espagnol. López-Baralt souligne l’influence de la mystique islamique sur Thérèse et Jean de la Croix. Dans son travail érudit, López-Baralt découvre chez Jean de la Croix une rhétorique sémitique qui peut être liée à la fois au Coran, aux traités soufis, mais aussi à la Bible et particulièrement la traduction de la Bible hébraïque par Jerôme. Cela relativise, selon l’auteur, l’hypothèse d’une influence islamique sur le Carmel espagnol.

 

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